Sicilia l'Isola da amare
anche attraverso il recupero della memoria storica delle nostre radici

* “SANTU BADDARU” di Domenico Campisi

Lions Club Termini Imerese Presidente: Domenico Campisi

A volte il legame tra una persona ed un luogo può essere tanto forte da andare oltre la stessa morte e sopravvivervi per sempre nel ricordo di coloro che furono testimoni di quel fortissimo legame. Ogni anno a Termini Imerese quel rapporto speciale fatto di solidarietà e carità cristiana, una sorta di “feeling della sofferenza”, viene vivificato e “ripercorso” attraverso la memoria sociale di tutta una collettività che non dimentica un personaggio come “Santu Baddaru”, tanto umile quanto grande, che si è distinto per straordinaria generosità e grandissimo carisma. Avere memoria delle proprie radici significa anche non dimenticare quei personaggi, figli della storia, che hanno “segnato con le loro scarpe consunte” un’epoca, un luogo… in modo indelebile. (G. Catanzaro e Z. Navarra)

A Termini Imerese, nel tempio del XV secolo, ubicato nell’antico quartiere Rocchecelle, dedicato alla martire S. Orsola, ogni anno i Lions della Città si danno appuntamento per celebrare la memoria di Gaetano Vincenzo Impallària, popolarmente conosciuto come Santu Baddàru o Santu Baddària, sacerdote termitano, morto in fama di santità.*

Vincenzo Gaetano Impallària nacque a Termini Imerese il 23 luglio 1654 da Antonino Impallària e Rosalia Albacino. Morì l’8 febbraio 1699 a soli 45 anni. I suoi resti mortali riposano nelle catacombe della Chiesa di S. Orsola.

Figlio di piccoli armatori, fu sacerdote dotto, rettore della chiesa di S. Orsola, commissario ordinario del Tribunale del Santo Uffizio, vicario foraneo, protonotaro apostolico e governatore della cappella del SS. Sacramento della Maggiore Chiesa di Termini Imerese.

Tutta la vita di Gaetano Vincenzo Impallària si può sintetizzare in una sola parola; una parola di cui oggi, purtroppo, molti ignorano il significato e il valore: servire.

Così egli volle la sua vita: un continuo, silenzioso e impegnato servizio alla Chiesa, ai poveri, agli emarginati e agli ammalati del quartiere Rocchecelle. Un servizio vissuto con grande generosità d’animo. Insomma un sacerdote dal cuore tenero, di grande carità e pietà, un campione dell’apostolato della sofferenza.

Fu curatore delle anime della Compagnia di S. Orsola e dell’Orazione della Morte detta anche dei Neri, dal colore nero dei costumi indossati dai confrati nelle cerimonie, perché è il richiamo alla morte, rappresentata con il teschio, simbolo della caducità della vita umana.

Fondata a Termini Imerese il 6 febbraio 1569, sotto l’influsso della dominazione spagnola, la Compagnia dei Neri** venne aggregata, come quella di Palermo, alla Compagnia dei Neri di Roma, sorta nel 1538, auspice il cardinale Federico Borromeo, cugino di S. Carlo.

I criteri di ammissione alla Compagnia erano rigidi e comuni a tutti gli statuti: limiti di età, provenienza sociale (nel nostro caso armatori, capomastri, mercanti, pescatori), carattere mite e condotta non comune di cristianesimo vissuto, erano richiesti a coloro che volevano farvi parte.

Essa si occupava di opere di misericordia, come la elargizione di elemosine, l’assistenza ai bisognosi, il conforto spirituale ai carcerati e ai moribondi, la sepoltura dei morti, il suffragio dei defunti e la ricerca di ogni bene spirituale per l’anima del confrate. Questa fu la vita di Gaetano Vincenzo Impallària, sotto il cui occhio vigile i confrati della Compagnia si obbligavano a una vita strettamente cristiana, all’osservanza del cerimoniale e a partecipare ad ogni celebrazione religiosa.

La tradizione tramandata fino a noi ricorda che, dopo la sua morte, egli si inerpicasse faticosamente, durante la notte, tra le ripide viuzze e i vicoletti del quartiere Rocchecelle, ubicato tra le chiese di S. Orsola e dell’Annunziata, a confortare ancora gli afflitti e i bisognosi, consumando le suole delle scarpe.

Così i devoti, l’otto febbraio di ogni anno, nell’anniversario della sua morte, portavano un paio di scarpe nuove che andavano a sostituire quelle consumate.

Si racconta ancora che un pover’ uomo, spinto dal bisogno, avesse rubato le scarpe nuove dalla tomba di Santu Baddàru. Venuto in sogno al ladro, Santu Baddàru lo rimproverò dicendogli di riportare le scarpe sottratte al loro posto e di rivolgersi a Patri Pippinu, il canonico Giuseppe Battaglia, beneficiale della chiesa di S. Orsola, il quale avrebbe provveduto a donargliene un paio nuovo.

Nell’anno sociale 2002-2003, presidente Mariano Barbàra, il Lions Club Termini Imerese, in perfetta sintonia d’intenti con il sacerdote termitano, ha istituito il “Premio per la solidarietà Santu Baddaru” consistente in una somma di denaro assegnata nel periodo pasquale a famiglia, comunità o persona che si distingua per iniziative solidali condotte a favore dei più bisognosi: un atto che perpetua la volontà costante del sacerdote di prendersi affettuosa cura degli “ultimi”.

Per rispettare la tradizione, infine, i Lions portano ogni anno presso la sua tomba un paio di scarpe nuove, simbolico e significativo omaggio alla sua memoria.

 

* La Chiesa di S. Orsola, concessa in comodato gratuito dalla Curia di Palermo al Lions Club Termini Imerese, ne è diventata dal 2001 la sede di rappresentanza. Grazie ad un impegno corale di notevole portata, presidente Salvatore Sansone, la chiesa è stata recuperata e riaperta alla città dopo quasi quarant’anni.

** A seguito delle pressanti richieste da parte della Compagnia e del sacerdote Ignazio Brancato nel 1660 le reliquie di S. Orsola furono traslate a Termini Imerese dal cimitero Saturnino di Roma.